sabato 25 ottobre 2014

Reminiscenze di Coo (Kos)


Un’altra estate in Grecia, con destinazione Atene e l’isola di Kos.

di Giuseppe Brenna (giubren)





La capitale ellenica risplende dopo i lavori di ristrutturazione che hanno coinvolto i vecchi quartieri di inizio ‘900. Molti edifici della Plaka sono ormai stati restaurati ed i lunghi viali pedonali attorno l’Acropoli permettono di visitare la città in tranquillità e lontano dai rumori del traffico.

Una visita del centro storico può svolgersi nel corso di una giornata, dove i principali siti archeologici sono raggiungibili a piedi.


Acropoli

L’Acropoli continua ad esercitare il suo fascino millenario, nonostante le impalcature ingombrino i grandiosi edifici dell’epoca classica dall’ormai lontano 1975. È stata una grande emozione rivedere quei luoghi dove ero stato da bambino con i miei genitori... ricordavo il gran caldo, i candidi frammenti architettonici a terra abbaglianti per la forte luce e, soprattutto, quelle che mi apparivano le altissime colonne del Partenone che allora era possibile osservare all’interno del perimetro del tempio. Era il lontano 1974... e posso dire di aver fatto appena in tempo a visitare il sito così come dovrebbe riapparire in futuro, una volta finiti i restauri.
 
Antica Agorà, Atene
 
Tutt’intorno si estende il panorama della città con le sue colline verdeggianti e le aree archeologiche, che danno la piacevole impressione di aver preservato il centro storico dalla speculazione edilizia moderna.
 
Acropoli, Atene
 

Il museo dell’Acropoli, aperto da appena un mese dalla nostra visita, raccoglie preziose sculture e soprattutto i fregi del Partenone con repliche in gesso di quelli mancanti custoditi presso il British Museum di Londra.
Le ariose sale e le pareti in vetro con vista sull’Acropoli permettono di farsi un’idea precisa di come doveva apparire il grandioso tempio di Atena nell’epoca del suo maggiore splendore. La costruzione del Museo ha permesso di riportare alla luce le fondamenta di un antico quartiere residenziale, visibile attraverso la pavimentazione trasparente.

Dopo l’intensa giornata dedicata alla visita della capitale, si parte con un volo serale per l’isola di Kos, un luogo per me “familiare” dopo aver ascoltato per tante volte i racconti di mio padre, ormai ultranovantenne, che sentendo menzionare la Grecia come destinazione di viaggio, non smetteva di rammentarmi di aver trascorso diversi anni su quell’isola, che ai suoi tempi – assieme al resto del Dodecaneso – apparteneva all’Italia. Appena atterrati, ci trasferiamo in un comodissimo appartamento nei pressi di Kardàmena, in un residence isolato e tranquillo di fronte al mare.

Oggi Kardàmena, è una destinazione prediletta da giovani teen-agers britannici e scandinavi che trascorrono le serate in rumorosissimi disco-bar ad ubriacarsi. Prevalendo questo tipo di clientela, gli stessi greci si lamentano per la gran confusione che determina un allontanamento di molti altri visitatori.
L’isola di Kos è estremamente interessante ed offre numerosissime possibilità per visitare siti e villaggi, oltre ad essere una comoda base per escursioni nelle isole vicine e sulla costa turca.
Lunga più di 50 chilometri, Kos è preferibile scoprirla in macchina, considerando i rilievi montuosi che nel centro dell’isola raggiungono i 300 metri sul livello del mare.

Lunghe spiagge sabbiose si susseguono nella costa sud-ovest fino alla splendida Agios Stefanos, dove si trovano delle rovine di due basiliche paleocristiane.
 
Agios Stefanos
 

Nella estremità occidentale, sorge Kéfalos, la seconda cittadina dell’isola per dimensione: poco frequentata dai turisti, è piacevole girare per le sue strade ed entrare a contatto con gli anziani dell’isola che parlano volentieri la nostra lingua, retaggio dell’occupazione italiana durata fino al termine del secondo conflitto mondiale.

Situata quasi nel centro dell’isola, Antimachia con il suo unico mulino a vento ancora funzionante e la sua casa-museo in pietra arredata in stile tradizionale, offre ancora una volta la possibilità di entrare in contatto con la popolazione locale. Era in questo luogo che mio padre, giovanissimo soldato, risiedeva con i suoi commilitoni. Ancora oggi vi sorgono numerose caserme che ne evidenziano l’importanza strategica.

Un anziano signore con più di 80 anni d’età si è avvicinato dopo aver sentito che eravamo italiani... Ricordava com’era l’isola prima del nostro arrivo e di come si trasformò successivamente. Gli italiani costruirono le strade e portarono sull’isola la tecnologia del tutto sconosciuta come le prime automobili. L’Italia veniva vista come un grande Paese, ricca e sviluppata, che risvegliò le isole del Dodecaneso dal secolare letargo della dominazione ottomana. Ci raccontò di come aiutò due soldati italiani che si nascondevano dalle truppe di occupazione tedesche verso la fine del conflitto. Mio padre fu uno dei pochissimi sopravvissuti tra i reduci di Coo (come allora l’isola veniva chiamata) in quanto più di trecento ufficiali furono passati per le armi dai tedeschi che la invasero: si salvò grazie ad un improvviso – quanto provvidenziale – trasferimento nell’isola di Simi.

Questi racconti sono un’emozionante conferma di quanto tante volte avevo già sentito: nel complesso gli anziani sembrano serbare un ricordo positivo della nostra presenza. Per questo stupisce e meraviglia quanto spesso viene riportato dalle guide turistiche, che sembrano dimenticare l’impegno, il lavoro e la dedizione di tanti giovani connazionali che hanno sacrificato la loro vita in queste terre. Non ho mancato di ricordare agli abitanti del posto che mio padre fosse proprio lì ad Antimachia circa 75 anni prima ed ho ricevuto commenti di stupore e sorpresa... Mi venivano indicati “gli edifici ad arco” che erano stati costruiti dagli italiani, così come il nodoso albero del cafénio tradizionale... un tempo gli italiani li avevano piantati lungo tutta la strada principale del villaggio.
 
Kafenìo, Antimachia
 
Nelle immediate vicinanze, sorgono le ben conservate rovine del castello dei cavalieri, da cui si gode una splendida vista.
 
Castello, Antimachia
Le spiagge della costa nord (Mastichari e Marmari) sono estremamente tranquille. L’arenile di sabbia chiara e le isole di Kàlimnos e Pserimos all’orizzonte con la più lontana costa turchese costituiscono un panorama incantevole.

La città di Kos affascina per l’incredibile sovrapposizione di stili architettonici che spaziano dall’epoca classica, romana, medioevale, turca e agli edifici dell’epoca italiana.
Piccole graziose moschee ottomane sorgono in prossimità di chiese ortodosse e delle rovine dell’antica agorà romana, liberamente accessibile ai visitatori.
 
Kos città
Dal grande castello dei cavalieri spazia il panorama sul capoluogo dell’isola; spuntano dai fitti palmeti minareti, campanili ed antiche colonne corrose dal tempo.
 
Castello, Kos città


Moschea Ottomana, Kos città

 
Celebre la piazza del platano d’Ippocrate: l’albero, piuttosto malandato, si dice fosse quello sotto il quale il grande medico dell’antichità (che qui ebbe i natali) impartisse le lezioni ai suoi allievi. Sicuramente è uno degli alberi più vecchi d’Europa.
 
Ex palazzo di giustizia, Kos città
 
Numerosissimi sono gli edifici dell’epoca italiana dall’inconfondibile stile del ventennio, particolarmente interessante il vecchio municipio che dà sul porto con un déco’ orientaleggiante.
 
Ex Municipio, Kos città
 
Non lontano dal centro, sulle colline antistanti, si affacciano le tre grandiose terrazze dell’Asklipieion, il tempio dedicato al dio della medicina, presso il quale sorgeva l’antico ospedale d’Ippocrate.
Questo sito archeologico, così come le vaste rovine in città, sono tutte state riportate alla luce dagli archeologi italiani e da loro restaurate.


Asklipieion


Foro romano, Kos città

Da non perdere i villaggi montani dell’Asfendiou, che permettono di immergersi nell’atmosfera bucolica che permeava l’isola prima dell’avvento del turismo, tra i quali l’insediamento di epoca bizantina di Paleo Pilì, abbandonato nell’800 a causa di una epidemia.
Dall’alto si godono paesaggi mozzafiato sulle isole antistanti nel bel mezzo di un paesaggio montano che quasi ricorda le Dolomiti; presso il piccolo caffè antistante il forte abbiamo gustato in perfetta solitudine il migliore yogurt al miele dell’isola.


Paleo Pilì

Più conosciuto il villaggio di Zia per i suoi tramonti, molto meno il sottostante Lagoudi – quasi del tutto spopolato – con il suo interessante cafénio “The Beautiful Greece”, condotto dall’eccentrica Cristina di origine belga... provare per credere.

tramonto dal villaggio di Zia

A Platani risiede gran parte della residua minoranza turca, rimasta sull’isola, in quanto il Dodecaneso italiano fu risparmiato dal doloroso “scambio” di popolazioni tra Grecia e Turchia degli anni ’20. Per tale motivo, rimasero in piedi i minareti delle moschee ottomane mentre sul suolo ellenico indipendente furono abbattuti per festeggiare la liberazione dal giogo turco.

Da Kos si può raggiungere in mezz’ora di traghetto Bodrum (l’antica Alicarnasso) in Turchia. In una splendida baia scintillante si erge il castello di S.Pietro, eretto dai Cavalieri di San Giovanni a difesa del porto nel quale oggi è ospitato un museo di archeologia subacquea.
 
Castello di San Pietro, Bodrum

Museo di archeologia subacquea, Bodrum
 
Alicarnasso, patria dello storico Erodoto, era un’importantissima città nell’epoca classica, famosa per la grandiosa tomba monumentale eretta per il satrapo Mausolo (da cui deriva il termine di “mausoleo”), annoverata tra le 7 meraviglie del mondo antico: le rovine si riducono oggi al basamento ed a resti di colonne, ben poco dell’edificio che lasciò stupefatto Alessandro Magno al suo passaggio in città.
 
Mausoleo, Bodrum

Bazar, Bodrum
 
Da Mastichari il traghetto raggiunge la vicina Kàlimnos, l’isola delle spugne.

Pothia

Kàlimnos conserva un’atmosfera più genuina essendo una destinazione meno affollata: anche qui, sul porto del capoluogo Pothià, si affacciano il municipio ed altri edifici di epoca italiana dalle caratteristiche cupole orientaleggianti.

Ex Municipio, Pothia

Ex municipio, Pothia

Mio padre ricordava che la pesca delle spugne un tempo si praticava anche a Coo: i giovani che volevano sposarsi dovevano dimostrare di essere capaci di rimanere a lungo sott’acqua per essere in grado di pescarle e, a causa di ciò, molti restavano paralizzati per le embolie. Tale attività tradizionale ancora non si è del tutto estinta e nell’antico negozio di Papachatzis ancora si può assistere alla lavorazione delle spugne e seguire le spiegazioni da parte del proprietario, in perfetto italiano, sulla loro differente qualità.

Papachatzis
 
Molto interessante il Museo Archeologico, non solo per l’eccellente esposizione, ma anche per l’arredamento interno dell’antica villa ottocentesca che lo ospita, appartenuta ad un ricco commerciante.

Imbarcando la macchina sul traghetto, è possibile accedere anche alle spiagge della costa occidentale di Kàlimnos tra cui Massouri, estremamente piacevole con un’isola di fronte e simpatici locali e ristoranti che accolgono una giovane clientela greca.

Una vacanza a Kos vale assolutamente la pena, anche per immergersi in una Grecia diversa dove i legami storici con il nostro Paese sono ancora visibili... forse questo dovrebbe essere uno degli aspetti che i visitatori italiani dovrebbero notare ed apprezzare maggiormente.



Prologo: Il mio diario di viaggio a Coo risale al mese di luglio del 2009. Allora mio padre era ancora in vita, portavo con me le sue vecchie foto per entrare in contatto con la gente e per raccogliere le testimonianze del passato. Anche lui, nell’ottobre del 1992 era tornato nell’isola assieme ai pochissimi reduci sopravvissuti per inaugurare una lapide commemorativa dei commilitoni trucidati dai tedeschi e che oggi si trova esposta nel cimitero cattolico della città.
 
Coo, 10 ottobre 1992
 

Lo scorso mese di febbraio papà mi ha lasciato, non ho mai mancato di mostrargli quelle foto anche nei suoi ultimi giorni, tra cui quella che lo ritraeva sulla spiaggia di Kardamena nel 1940, che allora non era frequentata da giovani ubriachi ma dalle ronde notturne che intendevano prevenire possibili sbarchi nemici… di tanto in tanto, emergevano le tartarughe marine per deporre le uova, che però venivano raccolte dai giovanissimi soldati per sfamarsi… tanti ricordi sono andati via con lui e ciò che ne resta sono le brevi testimonianze che la mia memoria riesce a disseppellire.

Coo, Cardamena 1940


Sfogliando gli album di fotografie che negli ultimi anni si era dedicato a riempire, sono commuoventi quelle che aveva scattato nel 1992 ad Antimachia assieme ad un’anziana donna di nome Sevasti, la bambina di 2 anni che correva dietro ai soldati per chiedere le caramelle.
 
Sevasti
 

Peccato non aver rintracciato quelle foto all’epoca del mio viaggio…

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